i Nostri principi
Lo Stile Educativo
La nostra Scuola dell’Infanzia, di ispirazione cattolica, accoglie i bambini secondo i criteri di età specificati nella nuova riforma scolastica; essa ha lo scopo di fornire un ambiente ospitale e familiare che favorisca lo sviluppo armonico della personalità del bambino. Nella società complessa in cui viviamo il bambino ha bisogno di trovare nella scuola un ambito sereno capace di accoglienza attenta e premurosa, nel
rispetto dell’originalità e unicità di ciascuna creatura
umana.
La nostra scuola materna, inoltre, considera il bambino e la persona secondo la testimonianza cristiana, dando importanza e valore alla diversità di risorse di ognuno di noi.
L’offerta educativa valorizza tutte le dimensioni dell’infanzia e del bambino: sociale, intellettuale, etico-spirituale nella consapevolezza che l’intero percorso educativo debba promuovere la formazione di una personalità completa ed equilibrata.
In un’ottica olistica dell’educazione, la scuola,
promuove lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, dell’essere e dell’agire, delle competenze e della cittadinanza.
Scuola d'infanzia (3-6 anni)
Al centro del nostro mondo
Il bambino è fatto di cento
Il bambino è fatto di cento lingue, cento mani, cento pensieri, cento modi di pensare, giocare, parlare.
Cento sempre cento modi di ascoltare, di stupire, di amare.
Cento allegrie per cantare e capire.
Cento mondi da scoprire
Cento mondi da inventare Cento mondi da sognare!
Loris Malaguzzi.
Il bambino è fatto di cento lingue, cento mani, cento pensieri, cento modi di pensare, giocare, parlare.
Cento sempre cento modi di ascoltare, di stupire, di amare.
Cento allegrie per cantare e capire.
Cento mondi da scoprire
Cento mondi da inventare Cento mondi da sognare!
Loris Malaguzzi.
Il Bambino è protagonista attivo dei processi di crescita, dotato di qualità per poter apprendere e cambiare, di molteplici risorse affettive, relazionali, sensoriali, intellettive che si esplicitano in uno scambio continuo con il contesto culturale e sociale. Ogni bambino porta in sé quello di essere rispettato e valorizzato nella propria identità, unicità, differenza e nei propri tempi di sviluppo e di crescita.
La nostra scuola dell’infanzia promuove un’idea di bambino competente, unico, ricco, in relazione, in movimento.
Con una propria storia e un bagaglio (valigia) di esperienze. Alla base dei progetti educativi è necessario
riconoscere la centralità della persona.
Parliamo quindi di persona al centro, non un centro assoluto, ma al centro della relazione. Bambino, quindi, che non è isolato, ma ben presente all’interno di un gruppo e parte integrante di esso.
Fondare l’intervento educativo sui principi della centralità della persona e di una pedagogia attiva significa:
Saper ascoltare;
Saper prestare attenzione;
Accompagnare a nuove forme di conoscenza.
La scuola dell’infanzia allora diviene il luogo nel quale ogni bambino impara a conoscere se stesso e gli altri attraverso l’ascolto di sé e di chi lo circonda, iniziando a conoscere e riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti, esprimendoli e ascoltandoli. È il luogo dove riesce a fare esperienze cariche di significato e di messaggi educativi, divenendo attore e riuscendo a modulare in modo armonico la sua crescita.
Il bambino diventa costruttore del suo sapere condividendo strategie con i suoi amici e gradualmente gli è permesso di “imparare a imparare”.
La nostra scuola dell’infanzia promuove un’idea di bambino competente, unico, ricco, in relazione, in movimento.
Con una propria storia e un bagaglio (valigia) di esperienze. Alla base dei progetti educativi è necessario
riconoscere la centralità della persona.
Parliamo quindi di persona al centro, non un centro assoluto, ma al centro della relazione. Bambino, quindi, che non è isolato, ma ben presente all’interno di un gruppo e parte integrante di esso.
Fondare l’intervento educativo sui principi della centralità della persona e di una pedagogia attiva significa:
Saper ascoltare;
Saper prestare attenzione;
Accompagnare a nuove forme di conoscenza.
La scuola dell’infanzia allora diviene il luogo nel quale ogni bambino impara a conoscere se stesso e gli altri attraverso l’ascolto di sé e di chi lo circonda, iniziando a conoscere e riconoscere le proprie emozioni e i propri sentimenti, esprimendoli e ascoltandoli. È il luogo dove riesce a fare esperienze cariche di significato e di messaggi educativi, divenendo attore e riuscendo a modulare in modo armonico la sua crescita.
Il bambino diventa costruttore del suo sapere condividendo strategie con i suoi amici e gradualmente gli è permesso di “imparare a imparare”.
La Famiglia è intesa come le radici, le basi della crescita dei figli: il papà e la mamma di ogni bambino possono fornire ad esso le ali per volare, e la libertà per decidere dove e come volare. La famiglia ha il calore di un nido, le dinamiche di una piccola comunità ed è primo ambiente di apprendimento. Si basa sui legami affettivi ma, in quanto comunità, ha un quadro valoriale e normativo (regole).
La famiglia è la prima educatrice del bambino e i genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei figli: “Nell’orizzonte della scuola cristiana la famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante.” L’educazione, infatti, è sì una relazione personale, ma non è un fatto privato. L’ingresso alla scuola dell’infanzia è una grande occasione per prendere più chiaramente coscienza della responsabilità genitoriali.
Le famiglie, scegliendo consapevolmente l’istituzione che maggiormente rispecchia il loro modo di sentire e condividendone l’indirizzo educativo, devono lavorare in stretto rapporto con la scuola dando la propria competenza specifica e rifiutando deleghe educative. Le famiglie e la scuola collaborano alla costruzione delle prime esperienze di vita dei bambini.
L’Educazione partecipata, nella partecipazione attiva, è proprio il valore e la strategia che qualifica il modo dei bambini, degli educatori e dei genitori di essere parte del progetto educativo, è la strategia educativa che viene costruita e vissuta nell’incontro e nella relazione giorno dopo giorno. L’atteggiamento attivo di ascolto tra adulti, bambini e ambiente è premessa e contesto di ogni rapporto educativo, è un processo permanente che alimenta riflessione, accoglienza e apertura verso di sé e verso l’altro, ed infine è condizione indispensabile per educare.
La progettazione collegiale dell’equipe educativa è una strategia di pensiero e di azione rispettosa e solidale con i processi di apprendimento dei bambini e degli adulti, che accetta il dubbio, l’incertezza e l’errore come risorse, ed è capace di modificarsi in relazione all’evolvere dei contesti.
Si realizza attraverso i processi dell’osservazione, della documentazione e dell’interpretazione in un rapporto ricorsivo.
La progettazione si realizza attraverso una stretta sinergia tra l’organizzazione del lavoro e la ricerca educativa.
Si realizza attraverso i processi dell’osservazione, della documentazione e dell’interpretazione in un rapporto ricorsivo.
La progettazione si realizza attraverso una stretta sinergia tra l’organizzazione del lavoro e la ricerca educativa.
La ricerca educativa rappresenta una delle essenziali dimensioni di vita dei bambini e degli adulti, una tensione conoscitiva che va riconosciuta e valorizzata.
La ricerca compartecipata tra adulti e bambini è modalità spendibile del quotidiano, un atteggiamento esistenziale ed etico necessario per interpretare la complessità del mondo, dei fenomeni, dei sistemi di convivenza ed è un potente strumento di rinnovamento in educazione.
La ricerca, resa visibile attraverso la documentazione, costruisce apprendimento, riformula saperi, fonda la qualità professionale, si propone a livello nazionale e internazionale come elemento di innovazione pedagogica.
La ricerca, resa visibile attraverso la documentazione, costruisce apprendimento, riformula saperi, fonda la qualità professionale, si propone a livello nazionale e internazionale come elemento di innovazione pedagogica.
L’educazione, frutto di un processo dinamico, si avvale della progettazione-programmazione come strumento di lavoro, di confronto e verifica e di crescita professionale reciproca.
La bambina e il bambino vanno perciò rispettati come soggetti attivi, protagonisti della propria crescita e non semplici esecutori di sequenze previste e prestabilite.
Ne deriva la necessità di giustificare sempre sul piano pedagogico i contenuti e gli obiettivi, le scelte metodologiche, gli strumenti utilizzati nei diversi aspetti dell’educare.
La bambina e il bambino vanno perciò rispettati come soggetti attivi, protagonisti della propria crescita e non semplici esecutori di sequenze previste e prestabilite.
Ne deriva la necessità di giustificare sempre sul piano pedagogico i contenuti e gli obiettivi, le scelte metodologiche, gli strumenti utilizzati nei diversi aspetti dell’educare.